Market Spots. Yamaha RD350LC, identified flying object

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Qualche giorno fa mi trovavo alle prese con la manutenzione ordinaria della mia auto all’interno di un officina specializzata, quando dietro un angolo ho intravisto dei colori a me familiari. Un lampo e subito ho avuto un flashback nella memoria. Mi sono bastati pochi attimi e quel rosso e bianco hanno evocato in me immagini care. Sequenze di un film, quello dei miei anni ’80.

In quegli anni il motociclismo viveva un momento d’oro. Il motomondiale era tutto in tre gare: 125,250 e 500 cc. Le moto erano leggerissime ed i motori a 2 tempi imperversavano da quando Giacomo Agostini aveva timbrato il primo mondiale 500 per la Yamaha nel 1975. Tutta l’industria motociclistica in quegli anni sfornava repliche delle moto racing a 2 tempi e gli appassionati erano pazzi per moto leggendarie come Kawasaki Mach III, Honda NS, Suzuki RG Gamma e Yamaha RD.

 

Queste moto alla loro leggerezza e maneggevolezza non associavano purtroppo un telaio e dei freni all’altezza delle loro elevatissime prestazioni, rendendole spesso ingovernabili per i piloti meno esperti. Ciò ha contribuito molto alla diffusione del loro appellativo di “bare volanti”. Incuranti di questo, noi ragazzi degli anni ’80, desideravamo ardentemente possederle ed io fui uno di questi. E non mi fermai alla “piccola” RD350LC ma proseguii con la “sorella maggiore”, la RD500LC. Praticamente la replica della 500 campione del mondo con Kenny Roberts.

Venendo al modello in questione, si tratta di una RD350LC 31k del 1984 in perfette condizioni visti i 30 anni di età ed i soli 15 mila chilometri di percorrenza. Infatti la moto era rimasta invenduta ed utilizzata dal concessionario (originario!) solo per piccoli spostamenti di lavoro per tutti questi anni. Il nuovo proprietario l’ha amorevolmente sistemata e preparata per essere iscritta al registro storico italiano, ed ora è pronta per essere venduta.

Chi fosse interessato all’acquisto di questa fantastica RD350LC 31k può scrivere a info@meridianae.com

Scheda tecnica

Yamaha RD350LC 31k prodotta tra il 1983 e il 1986

Motore:
Cilindrata: 347 cm3

Ammissione: lamellare
Raffreddamento: Acqua
Potenza – cv/rpm: 59/9000
Carburatori: Mikuni VM 26 SS

Telaio:

Sosp. ant.: forcelle standard
Sosp. post.: mono ammortizzatore
Pneumatico ant.: 90/90×18
Pneumatico post.: 110/80×18

Freni ant.: 2 dischi Ø267 mm
Freni post.: 1 disco Ø267 mm
Altezza sella: mm 800
Peso a secco: Kg 165


Few days ago I was in a car dealer with my car for the routine car maintenance, when around a corner I saw those colors so familiar to me. It was a flashback in my memory. In few moments those red and white colors evoked in me images so beloved. Sequences of a film, the one of my 80’s.

In those years, the motorcycle industry was living its golden moment. The world championship was all in three races: 125, 250 and 500 cc. The bikes were very light and 2-stroke engines raged since Giacomo Agostini had stamped the first 500cc world title for Yamaha in 1975. The motorcycle industry in those years produced replicas of racing motorcycles 2-stroke and fans were crazy for legendary bikes like Kawasaki Mach III, Honda NS, Yamaha RD and Suzuki RG Gamma.

These bikes to their lightness and maneuverability, unfortunately, did not associate a chassis and brakes up to their high performance, making them often unmanageable for people not so experienced. This has contributed greatly to the spread of their nickname: “flying coffins”.

Regardless of this fact we hungered owning one of these. And, for exemple, I did not stop to the “small” RD350LC but I also owned the “big sister”, the RD500LC. Virtually a replica of the 500 world champion with Kenny Roberts.

Coming to the model in question, it is a RD350LC 31k in wonderful condition given the age of 30 and only 15,000 km. In fact the bike was left unsold and used by the dealer (the original!) only few times a month for all these years. The new owner has lovingly arranged and prepared it to be registered at the Italian bike historic register, and is now ready to be sold.

For more information about  this fantastic RD350LC 31k write to info@meridianae.com

 

Kenny Roberts: un marziano americano in Europa

Siamo sul finire degli anni settanta, nel 1974 precisamente, in Olanda un giovane pilota americano scende in pista nella classe 250 fortemente raccomandato dalla Yamaha. Dicono vada fortissimo negli USA su quelle mostruose moto due tempi che corrono sugli ovali sterrati senza freni, “il ragazzo va forte come il vento”, dicono i giapponesi. “Ok mettiamogli a disposizione una wild card, come si chiama?…”, si chiama Kenny Roberts. Pronti, partenza, via: arriva terzo.

Da quel momento in avanti il suo nome non è stato più dimenticato. Pochi anni dopo, nel 1978, vinceva il suo primo mondiale nella 500 seguito da altri due nel ’79 e ’80. Ma che razza di fenomeno è questo? Nasceva a quei tempi un nuovo modo di guidare, inventato da Jarno Saarinen. Uno stile eccentrico con tutto il corpo fuori dalla moto a fare da contrappeso verso il centro della curva e il ginocchio a sfiorare la pista. Purtroppo il finlandese morì nel ’73 con Pasolini a Monza nell’anno che tutti ricordano come horribilis per il motociclismo, ma l’eredità di Jarno e Paso scivolò in mano al giovane Kenny che non se la lasciò sfuggire e aprì la grande stagione del motociclismo moderno.

Le moto da 4 passarono a 2 tempi, piccoli missili giapponesi a due ruote. Moto quasi inguidabili grazie ad una erogazione che il 2 tempi rendeva ingestibile. Una coppia motore racchiusa in una manciata di giri che selezionava i piloti con la grazia di una mannaia. Terminò la grande stagione della MV Agusta e del grande Giacomo Agostini che passò alla Yamaha due tempi un attimo prima dell’arrivo di Kenny per poi chiudere la sua carriera unica. Da Kenny in poi le corse degli anni ’80 sfornarono campioni marcati USA uno dietro l’altro: Spencer, Lawson, Rainey, Mamola, Schwantz solo per citarne alcuni. Erano tempi in cui le moto si chiamavano solo Yamaha, Honda e Suzuki e i piloti erano pazzi scriteriati ma affascinanti come eroi. Oggi le cose sono molto cambiate e le moto ancora di più; si guidano molto meglio e sono 4 tempi. Hanno il doppio dei cavalli ma sono docili e ben ammaestrati, inoltre l’elettronica la fa da padrone e gestisce ogni cosa. Mancano molto però quei tempi e i loro miti. Se per quei piloti di una volta non possiamo che sfogliare gli album o il web, per le moto la cosa è diversa. Puoi andare a caccia del mito e rivivere quella emozione. Puoi salire sulla Yamaha RD500LC Kenny Roberts replica del 1984 e immergerti in quegli anni. Questa è la moto che fece più parlare di sé nel 1984 e che concluse quest’era romantica. Quasi un azzardo, una scommessa che celebrava anche il ritiro del campione americano avvenuto proprio in quell’anno. Bene, la scommessa fu vinta e da allora questa moto e le successive concorrenti Suzuki RGV Gamma 500 e Honda NS400 sono entrate nel mito.